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Storia Nanotecnologia


Storia Nanotecnologia

​La storia delle nanoscienze e delle nanotecnologie è sorprendentementeantica, potendosi far risalire al pensiero di Democrito V secolo A.C.) filosofo greco presocratico a cui si deve la celebre teoria atomista considerata, anche a distanza di secoli una delle visioni più "scientifiche" dell'antichità.

Per Democrito, l’atomo costituiva l'elemento originario e fondamentale dell'universo, nonché il fondamento metafisico della realtà fisica; ciò significava che gli atomi non venivano percepiti a livello sensibile (realtà fisica), ma solo su un piano intelligibile, ossia attraverso un procedimento intellettuale che scomponeva e superava il mondo fisico- corporeo. 

L'atomo democriteo possedeva un'essenziale consistenza materiale, il cui opposto era costituito dal “vuoto”, l’immaterialità, in cui gli atomi si collocavano. 
Proprio per questa teoria, Democrito è stato definito come il “padre della fisica.

La visione di una realtà scomponibile in particelle non visibili (e indivisibili secondo Democrito), ma responsabili della composizione della materia è incredibilmente vicino al concetto di nanomateriali.

Nanotecnologia i primi rudimenti:

coppa di Licurgo in nanotecnologia

La prima applicazione pratica di una nanotecnologia di cui si abbia conoscenza è tuttavia un po’ più tardiva e risale al IV secolo dC. 
Si tratta della coppa di Licurgo, conservata al British Museum  di Londra, manufatto realizzato in vetro dicroico, ovvero mostrante un colore diverso a seconda del modo in cui la luce lo attraversa: colore rosso se la coppa viene osservata con una fonte luminosa posizionata posteriormente e verde se illuminata frontalmente. 
La spiegazione di questo effetto è giunta dopo oltre 1500 anni dalla produzione del manufatto da parte dei maestri vetrai romani. 
Nel 1990, infatti, l’analisi della coppa mediante un microscopio a trasmissione elettronica (TEM) ha rivelato come il dicroismo sia legato alla presenza di nanoparticelle di dimensioni di 50-100 nm in una lega di argento, oro e rame dispersa in una matrice di vetro, che sono responsabili della differente colorazione rossa o verde in funzione dell’assorbimento di differenti lunghezza d’onda.

Nanotecnologia: gli studiosi e ricercatori

Si deve agli studi di Michael Faraday (1857), sulla preparazione e le proprietà delle dispersioni colloidali di oro rosso, la dimostrazione scientifica di come le dispersioni colloidali di nanoparticelle d'oro producano un colore diverso in determinate condizioni di illuminazione.


Per ciò che concerne, invece, il concetto di "nanometro", una prima definizione fu proposta nel 1925 da Richard Zsigmondy, premio Nobel per la chimica, il quale coniò esplicitamente il termine nanometro per caratterizzare la dimensione delle particelle essendo stato, inoltre, il primo a misurare le dimensioni di particelle nelle dispersioni colloidali di oro usando un microscopio.


Bisognerà però aspettare fino al 1959 per avere la prima proposta del concetto, in nuce, di nanotecnologia, elaborataRichard Feynman dal fisico americano e premio Nobel Richard Feynman, identificato quale padre della moderna nanoteconologia. Infatti, nel corso di un suo intervento dal titolo “There’s Plenty of Room at the Bottom”, presentato al meeting annuale dell'American Physical Society presso il California Institute of Technology (Caltech), Feynman pose un quesito provocatorio "Perché non possiamo scrivere tutti i 24 volumi dell'Enciclopedia Britannica sulla capocchia di uno spillo?". 

Prendendo spunto da tale interrogativo, Feyman descrisse la sua visione circa l’uso di macchine utili a costruire altre macchine, sempre più piccole, fino al livello molecolare. 


Sarà però Norio Taniguchi, scienziato giapponese, il primo ad utilizzare e definire, nel 1974, il termine “nanotecnologia” come: “il trattamento della separazione, consolidamento e deformazione dei materiali a livello atomico o molecolare”.